Siamo ciò che mangiamo: la filosofia Pedrazzoli e l’alimentazione consapevole

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L’aforismo “siamo ciò che mangiamo” non è (solo) un modo di dire: è un’idea che nasce nell’Ottocento e che ha anticipato di oltre un secolo la riflessione contemporanea su cibo, salute e identità.
Ludwig Feuerbach, filosofo tedesco, la elabora commentando il “Trattato Popolare” sull’alimentazione del fisiologo Jakob Moleschott (1850), per affermare che la nostra vita mentale e fisica è intrecciata a ciò che introduciamo nel corpo, dunque alla qualità, origine e cultura del cibo. Oggi la storiografia ricorda che la formula compare e ricompare in suoi saggi, diventando uno dei claim più citati nella cultura alimentare moderna.

La filosofia Pedrazzoli: allevare e nutrire bene per produrre meglio

SUINI FREE RANGE

È un dato di fatto: l’animale è il frutto di ciò che respira, mangia, assimila e di conseguenza, il prodotto  è il risultato di ciò che l’animale ha respirato, mangiato e assimilato.
Questo concetto è alla base della filosofia produttiva di Salumificio Pedrazzoli: non può esistere un salume buono, sano e autentico se non parte da un animale cresciuto in condizioni altrettanto buone, sane e autentiche.
Un suino allevato in spazi adeguati, con aria pulita, alimentato con mangimi biologici e naturali, senza antibiotici e in un ambiente adeguato, sviluppa un metabolismo equilibrato, una carne migliore e un profilo lipidico armonioso. Tutto questo si riflette nel gusto e nella struttura del prodotto finale.
Un’alimentazione ricca di cereali biologici e foraggi selezionati, priva di contaminanti e OGM e allo stesso modo, un’aria pulita, priva di stress, influenzano la composizione degli acidi grassi, il contenuto di vitamine e minerali delle carni.
È una catena invisibile di equilibrio: ciò che l’animale assimila diventa prodotto, e ciò che il prodotto contiene diventa nutrimento per l’uomo.
In questo ciclo si misura la responsabilità di chi produce, perché scegliere ingredienti e ambienti sani non significa solo rispettare l’animale, ma anche garantire benessere a chi ne consumerà il prodotto finale.
È un principio di circolarità biologica e morale: il rispetto dell’ambiente e dell’animale si traduce in gusto, salute e cultura alimentare.
Ogni fetta dei salumi Pedrazzoli è la voce di questa coerenza: quella che parte dall’animale e arriva, integra e intatta, alla nostra tavola.

Biologico come scelta culturale

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Nel 1996 nasce Primavera Bio, la prima vera linea bio di salumi che ha reso Pedrazzoli pioniere del biologico nella salumeria italiana: non è solo un “bollino”, è un insieme di impegni concreti, salumi 100% biologici certificati, senza nitriti e nitrati aggiunti, senza glutine né derivati del latte, dentro una filiera biologica integrata e controllata.

È qui che l’aforisma di Feuerbach diventa politica del cibo: scegliere ingredienti, allevamenti e processi “puliti” è scegliere chi vogliamo essere come persone.

Territorio, artigianalità, responsabilità

La filosofia Pedrazzoli unisce saperi norcini e innovazione responsabile: allevamenti seguiti in prima persona, lavorazioni rispettose dei tempi naturali, valorizzazione del territorio mantovano-padano e dialogo con culture d’eccellenza (come il progetto Montanera sul maiale iberico allevato a ghianda, interpretato però con la sensibilità bio di famiglia).

In questo intreccio di pratiche e scelte, il “chi siamo” passa attraverso come alleviamo, come trasformiamo, cosa mettiamo (e non mettiamo) nei nostri salumi.

La proposta Pedrazzoli: cosa da valore al prodotto

  1. Ingredienti chiari, etichette pulite: ricette essenziali, nessun superfluo. Nella linea Primavera Bio l’assenza di nitriti e nitrati aggiunti, glutine e derivati del latte rende il profilo degli ingredienti comprensibile e adatto a scelte alimentari più inclusive.
  2. Filiera trasparente: essere allevatori e trasformatori permette tracciabilità, standard continui, responsabilità diretta su benessere animale e impatto ambientale.
  3. Tradizione viva: arti norcine, tagli, tempi di stagionatura e ricette storiche sono tecnica che costruisce gusto e identità.
  4. Sostenibilità come metodo: scelte di lungo periodo (biologico certificato, controllo della filiera, dialogo con i mercati più sensibili alla qualità) raccontano una direzione chiara: meno additivi, più materia, meno scorciatoie, più tempo.

“Mangiar sano” senza rinunciare al gusto

L’equivoco più comune? Che “bio” voglia dire “piatto”. La grande scuola norcina insegna il contrario: quando la carne ha qualità, la lavorazione è rispettosa e la ricetta è essenziale, il gusto si fa pieno, lungo, riconoscibile. È l’esperienza che migliaia di consumatori cercano quando scelgono salumi biologici non come moda, ma come coerenza tra piacere e valori.

Educazione al gusto: come portare in tavola il pensiero di Feuerbach

  1. Leggi le etichette: poche righe, ma buone. Se capisci ogni ingrediente, stai scegliendo consapevolmente.
  2. Premia la filiera integrata: chiedi chi alleva, chi lavora, dove e come. La trasparenza è parte del valore nutrizionale e culturale.
  3. Scegli porzioni e contesti giusti: godere di un salume di qualità è anche abbinamento (pane madre, verdure di stagione, legumi) e misura: si mangia meglio quando si mangia con criterio.
  4. Educazione in famiglia: cucinare e raccontare il cibo ai bambini è il primo atto di cultura alimentare: siamo anche le storie che mettiamo nel piatto.

Conclusione: identità, gusto, responsabilità

Vertumnus - ARCIMBOLDO

Siamo ciò che mangiamo” significa che il nostro benessere dipende dal benessere di ciò che ci nutre, e che la qualità non è un punto d’arrivo, ma un atto quotidiano di responsabilità.

Crediamo che il gusto autentico nasca da un ciclo virtuoso che unisce uomo, animale e terra e quando il cibo rispetta la vita in tutte le sue forme, diventa molto più di nutrimento: diventa identità.


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