Le buone pratiche e le norme europee a favore del benessere animale

Il benessere animale

Oggi più che mai i consumatori sono attenti alle proprie scelte e consapevoli dei meccanismi del mercato: non vogliono più solo la qualità del prodotto che scelgono, ma pretendono che esso rispetti anche precisi standard etici, la cui asticella si è alzata nel corso degli ultimi decenni. Questo è un tema caldo soprattutto in campo alimentare e soprattutto quando si parla di prodotti di origine animale, che coinvolgono direttamente altre forme di vita senziente: da ciò deriva che i metodi di produzione dovrebbero seguire regole molto rigide per garantire il rispetto e preservare la dignità di queste forme di vita.

Oltre che etica, la questione riguarda anche la salute umana. Infatti, secondo l’EFSA, l’Autorità per la Sicurezza Alimentare dell’Unione Europea, il benessere animale, soprattutto nei capi di bestiame da allevamento, è strettamente legato alla sicurezza della filiera alimentare e ha un grande impatto sul rischio di sviluppare malattie di origine animale trasmissibili ai consumatori.

Attualmente l’UE è impegnata in politiche ed iniziative che coniugano il tema della condizione degli animali da reddito con quello della sostenibilità ambientale, avendo trovato una strettissima correlazione tra questi due temi tanto importanti quanto complessi.

Cosa si intende per “benessere animale”

Per benessere animale si intende l’adempimento di una serie di condizioni: non solo aver garantito un buono stato di salute fisica, ma anche e soprattutto godere di benessere psicologico e della possibilità di esprimere la propria natura con comportamenti tipici della specie e della razza, senza eccessivi condizionamenti esterni.

Nel 2009, già con il Trattato di Lisbona si sono riconosciuti gli animali come esseri senzienti, sebbene il dibattito sulla condizione dei capi di bestiame da allevamento, in seno all’Unione Europea, fosse iniziato molto tempo prima: già dagli anni Ottanta l’UE aveva iniziato a emanare politiche ambientali che includevano anche predisposizioni per migliorare le condizioni degli animali da reddito e a loro protezione.

Negli ultimi 40 anni, infatti, l’opinione pubblica si è dimostrata sempre più sensibile e interessata a tali tematiche, che nel tempo sono entrate nelle legislazioni dei singoli Paesi UE e sono tutt’ora fonte di accesi dibattiti ma anche di forti cambiamenti nelle abitudini e nelle scelte dei consumatori. Col già citato Trattato di Lisbona e con la sua legittimazione degli animali come esseri senzienti, essi sono oggi considerati veri e propri portatori di diritti che non dovrebbero essere violati.

Gli allevatori dovrebbero perciò garantire all’animale il rispetto di precisi criteri atti a soddisfare le condizioni di benessere animale di cui sopra, ossia le cinque libertà del benessere animale: libertà di movimento; libertà di non soffrire fame e sete; libertà di esprimere i comportamenti propri della specie; libertà di non subire violenze e libertà di non provare paure e disagi.

efsa

Quali sono i principali elementi che definiscono il benessere animale?

Sempre l’EFSA si impegna ogni giorno a favore del benessere degli animali da allevamento, seguendo scrupolosamente le linee guida internazionali del documento Guidance on Risk Assessment on Animal Welfare, adottate in UE a partire dal 2011.

All’atto pratico, infatti, perché il benessere animale sia misurabile e ci sia un discrimine chiaro tra cosa è e cosa non è, sono state individuate due classi di indicatori:

● indicatori ambientali: in cui rientrano fattori esterni come le condizioni climatiche, le risorse a disposizione, gli spazi a disposizione, l’alimentazione, le condizioni di trasporto e altri metodi di gestione dei capi;

 stato dell’animale: con misurazioni direttamente sull’animale, che monitorano lo stato corporeo e il comportamento dell’animale.

In tutti questi fattori, naturalmente, si tiene anche conto delle caratteristiche individuali dell’animale, come la specie, la razza, l’età e il sesso, che porteranno una diversa risposta ai fattori ambientali e saranno tenute in considerazioni nelle misurazioni fatte sul singolo capo.

La Strategia Farm to Fork 2020-30

La Strategia Farm to Fork 2020-30 costituisce un grande passo verso una produzione alimentare più sostenibile, che, come detto in precedenza, non può non investire anche il settore degli allevamenti di bestiame e l’intera industria dei prodotti di origine animale.

Essa è parte dello European Green Deal, un accordo tra gli stati membri dell’Unione Europea per migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini e promuovere uno stile di vita più sostenibile attraverso politiche ed iniziative atte a promuovere tali valori, ed è basato su 3 pilastri:

  • zero emissioni di gas serra entro il 2050: Europa come primo continente a zero emissions;
  • non lasciare indietro nessuno Stato;
  • staccare la crescita economica dal mero uso (o spreco) di risorse.

All’interno dello European Green Deal, anche l’industria agroalimentare è presente e ricopre un ruolo di primo piano.

Il sistema alimentare è uno di quelli maggiormente inquinanti, e ogni anno produce un terzo delle emissioni di gas serra a livello mondiale: l’UE spinge sulla necessità di intervenire su produzione e trasporto, ma anche sull’educazione e la sensibilizzazione dei cittadini ad un consumo più consapevole per evitare sprechi – processo, come detto, già iniziato spontaneamente.

Insomma, diminuire sprechi ed emissioni di gas serra è un passo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico, sia come singolo che come collettività, e può essere fatto sia attraverso nuove regolamentazioni sia con tante diverse iniziative degli Stati membri: tutto questo si inserisce anche nell’ambito dei Sustainable Development Goals promossi dall’ONU, come Climate action e Zero hunger.

La Strategia Farm to Fork 2020-2023 consiste dunque in un piano di dieci anni per incoraggiare e sostenere i Paesi UE nelle loro iniziative a favore di una industria alimentare più sostenibile:

  • legislazione a favore del benessere animale in ogni punto della filiera produttive, contro violenze e massacri incondizionati;
  • promozione di bio pesticidi al posto di quelli sintetici;
  • promozione dell’agricoltura biologica: almeno il 25% delle superfici agricole nell’UE entro il 2030 dovrà esservi dedicata;
  • riduzione emissioni di metano da parte del bestiame con nuove metodologie;

ma anche proteggendo le denominazioni DOP, IGP e IG, e favorendo accordi commerciali internazionali con Paesi extra-UE

L’impegno di associazioni e allevatori

Anche il Salumificio Pedrazzoli ha sempre avuto a cuore queste delicate tematiche, che ci hanno ispirati a creare, già nel lontano 1996, Primavera Bio, la nostra linea di salumi biologici provenienti esclusivamente da suini allevati all’aperto e a cui è garantita una vita dignitosa e priva di stress. Ed è stata proprio la linea Primavera Bio a ricevere nel 2016 uno dei prestigiosi Premi Benessere Animale di Compassion in World Farming – CIWF, associazione che promuove a livello internazionale i diritti e il benessere degli animali. Questi premi, a testimonianza del costante impegno e rispetto per il benessere animale, sono conferiti alle aziende del settore agroalimentare che si distinguono per le buone pratiche in favore degli animali messe in atto nei propri allevamenti.

Queste aziende premiate non si limitano a curare gli animali, ma si occupano dell’intero ciclo di vita dell’animale e del prodotto finito, mantenendo la coerenza del brand commerciale. Infatti, la responsabilità va oltre l’allevamento, si estende alla gestione del prodotto finito, mantenendo un unico brand commerciale e garantendo la massima qualità da campo a tavola.

Il premio “Good Pig”, in particolare, viene dato alle aziende che rispettano alcuni criteri specifici per la specie suina, tra cui l’accesso a fonti e spazi sufficienti, ma anche il non praticare mozzamento della coda o riduzione degli incisivi se non in casi strettamente necessari per la salute dell’animale stesso o degli altri dell’allevamento. Non è un riconoscimento che viene attribuito alla leggera: ogni candidatura viene attentamente valutata da un team di tecnici, che verificano personalmente se le strutture premiate rispettano gli standard richiesti. Questo processo assicura che l’onore del premio sia riservato solo a quelle aziende che dimostrano un impegno genuino e tangibile nel promuovere il benessere degli animali.

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